TESTI

DOMANDE E RISPOSTE SULL’ARTE di FRANCO CASTELLI

COME NASCE LA TUA ARTE?
QUALI SONO LE TEMATICHE PIU’ IMPORTANTI DEL TUO PERCORSO ARTISTICO?

All’inizio del  mio lavoro di artista  mi sono interessato degli oggetti. Oggetti di casa, che vediamo tutti i giorni sotto i nostri occhi, lampade, tavole, armadi, sedie finestre. Oggetti che con la loro presenza sono stati testimoni silenziosi del tempo, delle cose accadute in quelle stanze, nelle nostre case. Depositari con i loro segni, graffi , usure di un tempo che passa, di storie che si susseguono e rimangono lì nelle venature del legno nelle polvere dei vetri aldilà e dopo di noi.
Oggetti familiari comuni a tutte le nostre case, appartenuti a volte ai nostri familiari ed ereditati, ma che appartengono in qualche modo ad una memoria collettiva e quindi riconoscibili da chiunque . Questi oggetti non sono oggetti interi sono tagliati come a non chiudere l’immagine a lasciare uno spazio vuoto, insaturo, dove l’osservatore possa metterci del suo e possa essere lui a completare il disegno, la forma, il colore. Oggetti senza volume, che diventano nel tempo sempre più essenziali  fino a diventare forme geometriche e colore in relazione dinamica tra loro, collocate in un preciso e studiato punto nello spazio a creare una tensione un contrasto un’assonanza. Anche i colori all’inizio più caldi e vivaci nel tempo si riducono e rimangono solo terre che con il loro pigmento assorbono la luce introiettandola.
Nella fase successiva del mio lavoro gli stessi oggetti diventano sempre più frammentati e il tema della ricerca diviene cosa c’è nelle nostra mente prima che si formi l’immagine completa dell’oggetto intero.
Fili, reticoli dove frammenti di immagini come pittogrammi si attaccano si agglutinano come a formare piccole tessere di un mosaico ancora da definire nelle sua forma e disegno. E’ come se proto-percezioni , pre-sensazioni provenienti dal mondo esterno ma anche dal mondo interno prima di diventare immagine chiara, emozione, pensiero, prima di avere un nome, vengano rappresentate nella nostra mente come frammenti di un puzzle che si incastrano man mano l’uno con l’altro attaccandosi a fili che sono anche le nostre memorie, depositarie di un senso di un significato che poi le farà diventare in un certo ordine, cose intere, immagini complete, oggetti rappresentabili e riproducibili. Ed allora spesso nei quadri si vedono queste tessere colorate che si attaccano tra fili neri in uno sfondo biancastro e si intuisce il movimento la tensione che le anima in cerca di una forma, di una rappresentazione di sé intera, sospese ancora tra conscio e incoscio.
Ci sono sicuramente rifermenti alla psicanalisi, all’inconscio di Freud, al modello della mente di Bion, che spiegano e lasciano insoluti i nostri enigmi, i nostri dubbi, i nostri sogni.
Sempre a proposito delle tematiche, i titoli, dei miei quadri non sono casuali, in quanto per me è sempre stato significativo il rapporto con le parole, con la scrittura. In alcuni quadri si intravedono anche alcune lettere o abbozzi di lettere. Fin dalle prime mostre comparivano accanto ai quadri parole, frasi, piccoli frammenti di storie possibili, ai quali questi erano in parte ispirati. In passato, in occasione di alcune mie mostre, ci furono delle performance con  attori che recitavano testi tratti dal libro “Oggetto quasi” di Josè Saramago, nel quale gli oggetti vivevano di vita propria come le persone. Recentemente nei miei quadri compaiono i labirinti di Borges e i geroglifici di Pessoa. Poesie, storie, parole appartengono allo stesso mondo delle immagini dei miei quadri, provengono dalla stessa matrice comune.

A CHI TI SEI ISPIRATO?

Il primo personaggio che mi viene in mente è Alberto Giacometti, sicuramente non come tecnica, era principalmente uno scultore, ma come dimensione della sua ricerca sull’oggetto e della sua rappresentabilità fin dal suo periodo surrealista. In tempi più recenti su questa strada ho presente il lavoro di Louise Bourgeois che rappresenta direttamente con le sue sculture l’oggetto, in un passaggio senza mediazioni direttamente da nuclei affettivi e conflitti dell’inconscio.
Altri artisti che mi hanno interessato sono:
Paul Klee per gli aspetti simbolici e la semplicità profonda dei suoi lavori che si rivolgono spesso ai nostri aspetti infantili, alle nostre parti piccole sempre vive e vitali,
Arshile Gorky che, con  le sue immagini biomorfe,  va a scandagliare quella parte della nostra mente che attinge e pesca immagini tra conscio e inconscio.
Afro per l’uso del colore e delle forme che riescono a significare sempre altro da ciò che è visibile.
Gastone Novelli per il bianco, le  lettere, i segni.
Santomaso per la sua luce, per i suoi colori e per le immagini essenziali e forti dei suoi quadri, ma soprattutto per il fatto di  condividere le stesse  immagini luci e colori della città di Venezia, che ti si stampano dentro come un imprinting, nascendovi e vivendoci immerso.


CHE TECNICHE USI E PERCHE’?

Inizialmente la tecnica che più ho usato era l’olio su tavola. Una tavola che mi preparavo di persona, in modo che l’olio venisse per la maggior parte assorbito e restasse sulla tavola il pigmento, privato della sua lucentezza o riflesso, ma asciutto, piatto, come ad assorbire tutta la luce e a portarsela dentro.
Successivamente quando la mia pittura esce dagli oggetti per andare a cercare cosa viene prima, anche le tecniche cambiano, diventano più aree e mutevoli, si mischiano tra loro a cercare altre alchimie e allora soprattutto tecniche miste ed anche il supporto diventa più leggero, la tela.
Tempere, oli, pastelli, gessi, carboncini, pigmenti, i diversi materiali vengono amalgamati e combinati tra loro, anche loro alla ricerca di in combinazione di un movimento in essere che deve ancora diventare come ciò che rappresentano.

FILI

Ciò che inizia e resta dei pensieri sono fili.
Fili come tracce di memorie, di  esperienze vissute non ancora elaborate, che non hanno ancora una forma o una rappresentazione compiuta.
Fili sui quali si attaccano, come tessere di un mosaico , frammenti di emozioni, parti di sensazioni non ancora delineate, che poi diventeranno la matrice sulla quale si articoleranno i pensieri.
Queste tessere , questi frammenti di pensiero, queste parti di sensazioni e di emozioni, con forme ancora indistinte, con colori ancora incerti emergono dallo sfondo bianco, come da una tabula rasa dove cominciano ad incidersi i primi segni, non ancora lettere o non ancora scritture. 
Pittura che non è solo rappresentazione di questo mondo, di questa dimensione di cui sono fatti anche i sogni. Pittura che è anche gesto, azione , in quanto non segue un processo razionale, un progetto prima pensato, ma si esprime direttamente sulla tela come un fatto che accade lì, in quel momento, immediato , non prevedibile.
Nel processo formativo delle idee e dei pensieri, particelle di sensazioni e di emozioni vengono prima agglomerate, poi ordinate in un filo secondo una sequenza nella quale queste tessere, questi frammenti di immagini, questi pittogrammi, acquistano, come singoli fotogrammi di una pellicola cinematografica, un senso , un ordine, una sequenza che poi li trasforma in un pensiero, in una emozione, intera e riconoscibile.
Diversamente è come se nel passaggio frammenti sensoriali---pittogrammi---formazione del pensiero---percezione emotiva o sensoriale, i pittogrammi vengano direttamente espressi, prima di una loro organizzazione in pensieri, sulla tela, nell’azione diretta del gesto che anima la mano, che diventa strumento della loro rappresentazione visiva.
In questo senso è ciò che viene prima del pensiero che diventa soggetto del mio lavoro di artista e non solo.

Franco Castelli



La pittura di Castelli è una pittura pensante, nella quale la spontaneità del gesto si accorda con la sospensione delle immagini, fotografate come in un’istantanea dove oggetti bizzarri, frammenti di cose  vengono rappresentati sulla tela, prima di raggiungere la completezza gli oggetti interi.
Spigoli, angoli smussati, frammenti di cose, emozioni e pensieri ancora non strutturati, ma carichi di significati incompiuti, ancora da conoscere,  entrano in scena occupando lo spazio pittorico.
Parti di realtà che ancora prima di uscire dal caos indefinito cominciano a presentarsi come particelle di una narrazione che deve ancora compiersi, e così carichi di tensioni, di elementi pulsionali, ancora soffocati, ma depositari di forze ed energie primarie.
Partendo dai cicli in bianco e nero, passando per gli oggetti bizzarri, arriviamo all'utilizzo più pieno del colore dei paesaggi astratti e dei paesaggi mutevoli.
Paesaggi interiori dove tensioni ed narrazione tra forme dei colori raccontano nuove storie incompiute, ancora da narrare.
E’  quello che viene prima di un pensiero, di un'emozione, di un oggetto intero che viene rappresentato e diventa soggetto della sua pittura.